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La conferenza finale di Life Wolf Alps: Per noi è un Si!

mercoledì 21 Marzo 2018

mercoledì 21 Marzo 2018

Nei giorni scorsi abbiamo avuto la fortuna di partecipare alla conferenza finale del Progetto Life Wolf Alps, dedicato alla messa in atto di azioni coordinate per la conservazione del lupo sull’intero arco alpino.
L’evento, suddiviso in due giornate, è stato anticipato dalla “Giornata del Lupo” presso il MUSE di Trento, alla quale anche la nostra associazione era stata invitata a partecipare.

Partiamo proprio dalla Domenica quindi, una giornata veramente intensa grazie ad un programma ricco e vario che ha visto sfilare sul piccolo palco all’ingresso della venue tantissimi esperti e conoscitori del lupo: guardiaparco, fotografi, tecnici, associazioni, pastori e addetti ai lavori che hanno riportato la loro esperienza ad un pubblico vasto, composto principalmente da famiglie che non hanno esitato a chiedere informazioni sul lupo, mettendo da parte inutili paure e scegliendo la strada della conoscenza.
Una particolare menzione speciale ai due “Bruni”, il fotografo Bruno D’Amicis che ha raccontato le sue esperienze accompagnate da splendide immagini, così come Bruno Viola, pastore Trentino che ha saputo incantare tutti con i suoi racconti di convivenza tra i lupi della Lessinia e le sue pecore.


La magnifica struttura del MUSE di Trento ha inoltre ospitato vari stand, tra cui quello della nostra associazione, oltre a diverse attività, workshop e giochi sul lupo dedicati ai più piccoli.
Unica nota stonata dell’evento: di giornate del genere, in Italia c’è ne vorrebbero di più!
Tutto veramente ottimo!

Lunedì e martedì invece ha avuto luogo la conferenza finale presso il Teatro Auditorium Santa Chiara di Trento.
La prima giornata è stata dedicata ai risultati del progetto, con un ampio focus su tutte le azioni svolte in questi 5 anni: monitoraggio, comunicazione, prevenzione, arti visive, assistenza ai pastori, e molto altro, restituendo così alla folta platea del teatro una visione d’insieme delle attività.


La Dott.ssa Francesca Marucco ha presentato una preview dei risultati ottenuti, mostrando in breve come in questi 5 anni il lupo abbia saputo riprendere i suoi spazi nelle Alpi, ma quello che ci ha particolarmente colpiti sono i numeri: una mole di dati raccolti e con un dettaglio tale da rappresentare probabilmente un vanto in tutta Europa.
Dai primi dati emersi, oltre ad una graduale espansione della specie verso oriente, ed un consolidamento ad occidente, si nota come siano stati tanti i cani affidati agli allevatori, oltre 40, così come sia stata fitta l’attività del nucleo anti-veleno, con oltre 950 controlli sul territorio, anche se i dati completi saranno fruibili tra qualche settimana, sui report ufficiali.

Molto bella anche la presentazione dedicata alle strategie di comunicazione del progetto, sicuramente un aspetto fondamentale di Wolf Alps.
In conclusione il discussion panel tra il Prof. Luigi Boitani, il pubblico e alcuni rappresentanti delle regioni Alpine e del ministero dell’ambiente, che hanno offerto la loro visione sul lupo e sul piano di gestione.
Lungimirante la relazione del delegato Piemontese che ha dimostrato un approccio ottimo alla questione lupo, meritandosi applausi e apprezzamenti, offrendo una visione laica e intelligente sull’approccio alla convivenza.
Ci è piaciuta di meno quella del rappresentante dell’Alto Adige, impegnato a rispondere alle richieste dei suoi concittadini che “Non vogliono il lupo nel loro bosco” perdendo così di vista che questi cittadini debbano essere prima messi in condizione di comprendere il naturale ritorno del lupo, e poi dare un giudizio.
Dalla Lombardia, dove per il momento è presente un solo nucleo stabile, ci aspettiamo tanto, sperando che sappia prendere spunto dalle esperienze delle altre regioni Alpine.
Grande assente al tavolo la Regione Veneto, ma ancor di più si è notata l’assenza di molti detrattori del progetto che hanno perso una preziosa occasione per comprendere quanto lavoro sia stato fatto in questi cinque anni, contrapponendo le “chiacchiere da social” alla realtà dei fatti di Wolf Alps.

La seconda giornata invece è stata di carattere internazionale, con il contributo del Large Carnivore Initiative for Europe (LCIE) e dove sono state discusse diverse iniziative dedicate alla conservazione dei grandi carnivori in tutta europa.

Le considerazioni sono molte: La mission di Life Wolf Alps non era facile, e non ha precedenti: coordinare quasi 60 tra partner e supporter non è un gioco da ragazzi, e probabilmente è innegabile che qualche errore ci sia stato, ma d’altronde, in un vasto territorio, spesso con usi e costumi diversi era normale che ciò accadesse.
Ancora, c’è da dire come alcune istituzioni regionali si siano mosse a velocità diverse e non siano state sempre all’altezza del progetto, spesso più a livello di comunicazione che operativo, e forse questo è stato il punto più grande che per il futuro dovrà essere rivisto se si vuole assicurare uno svolgimento sereno a progetti analoghi.
Probabilmente nessun LIFE svolto nel nostro paese ha dovuto subire scossoni e distorsioni della sua mission, spesso fomentate dagli stessi partner politici che avrebbero dovuto portarlo avanti, modificando così la percezione di questo progetto a seconda di come il vento indicasse di fare.
Questo apre una profonda discussione sui dettami della politica, che a volte vira le decisioni verso l’opinione popolare, piuttosto che verso le reali opzioni tecniche di conservazione della specie, e non ci sarebbe nulla di male se questa “opinione popolare” fosse messa in grado dalla politica di conoscere e capire i grandi carnivori prima di decidere se vuole con essi convivere o meno.
In conclusione, per noi e la nostra piccola esperienza sul lupo, Life Wolf Alps è stato un profondo successo, e come tale merita di essere ricordato.
Pochi progetti LIFE hanno saputo attirare verso se stessi tanti apprezzamenti e tante critiche allo stesso tempo, ma questi sono i sintomi di un lavoro serio, perchè è innegabile che la squadra abbia lavorato duramente, con passione e dedizione, producendo una enorme quantità di dati scientifici, con un approccio che, dal giorno di chiusura del progetto, lascerà un vuoto su tutto l’arco Alpino.