loader image

In Italia, durante la prima metà degli anni 70, il lupo Appenninico era un animale quasi estinto: un piccolo nucleo sopravviveva nell’Appennino centrale cibandosi prevalentemente di immondizia nelle discariche, a causa della forte mancanza di prede selvatiche.

Negli anni successivi diversi studi scientifici, insieme ad una coscienza ambientale sempre più diffusa, favorirono l’inserimento del lupo tra le specie protette a livello legislativo, salvaguardando così il predatore da una caccia spietata, causata principalmente dal suo conflitto con le attività d’allevamento.
Nei decenni successivi, grazie a questa protezione e alla grande espansione delle sue prede come cinghiali e caprioli, il lupo, partendo dagli Appennini centrali, ha ripreso gradualmente i suoi spazi attraverso quel corridoio ecologico rappresentato dalla dorsale Appenninica e dalle connessione di questa con le Alpi Occidentali.
Questo naturale processo di dispersione ha così permesso al lupo di riprendere pian piano i suoi spazi sull’arco Alpino, dove ad oggi si contano tra i 150 e i 250 esemplari.
Il ritorno del lupo sul territorio non è però immune da problemi, in quanto, a causa delle predazioni sugli animali d’allevamento, il lupo genera un forte conflitto sociale.
Inoltre le Alpi sono un territorio molto più antropizzato rispetto alle vaste aree “wild” presenti in Appennino, risulta quindi inevitabile lo scontro con le attività dell’uomo, che in questi territori, negli ultimi cento anni ha praticamente dimenticato cosa significhi convivere con predatori come lupi ed orsi. Sulle Alpi Orientali questo conflitto è particolarmente marcato, in quanto il lupo, nel 2012 presente solo in Lessinia, un area nei pressi di Verona al confine tra Veneto e Trentino, si è espanso verso Oriente in maniera decisa, portando in 24 mesi i branchi censiti da 2 a 10, suddivisi tra la regione del Veneto, Trentino-Alto-Adige e Friuli Venezia Giulia.
Questo ha favorito una esplosione mediatica, sfociata in breve tempo in una vera e propria “guerra al lupo” che viene portata avanti, principalmente daTV e giornali locali. Lo scopo di questa “guerra al lupo” è quello di denigrare il predatore, istigando paure e veicolando false informazioni nella popolazione che, da un giorno all’altro, pensa di dover convivere con un animale pericoloso e sanguinario pronto a cibarsi di qualsiasi cosa si muova, umani inclusi.
In questo contesto è purtroppo diventato normale assistere quotidianamente alla diffusione di false notizie come quelle su “lupi reintrodotti dagli animalisti”, “troppo vicini alle case”, “sbranatori spietati”, “pericolosi per l’uomo” e persino “mangiatori di bambini”.
Stiamo quindi vivendo un periodo cruciale per l’accettazione del lupo, considerato che sulle Alpi Orientali, tra il Veneto e il Trentino-Alto Adige, il lupo oggi sta probabilmente vivendo la più importante fase espansionistica d’Europa, e l’accettazione del suo ritorno è continuamente minata da informazioni errate che, direttamente, finiscono per danneggiare la conservazione della specie, mettendo a repentaglio la vita del più importante predatore dei nostri boschi.
In questo contesto, la nostra associazione “Io non ho paura del lupo” ha compreso l’importanza della comunicazione sul grande predatore, molto spesso legata ad un mondo prettamente scientifico e distante dalle persone comuni, che, in assenza d’altro, hanno finito per informarsi solo attraverso i media locali assimilando così informazioni errate.
L’associazione ha quindi lavorato duramente, non solo rendendo pubblici i dati del suo lavoro di monitoraggio, ma rispondendo attivamente agli attacchi mediatici, attraverso una fitta campagna di comunicazione e con tante attività sul campo che hanno coinvolto centinaia di partecipanti, cercando di restituire al lupo una immagine corretta, equilibrata e scientificamente provata, promuovendo l’utilizzo dei mezzi di protezione del bestiame, utili alla convivenza con il lupo nei territori a rischio.
Grazie al successo di queste iniziative l’associazione ha così deciso di portare sul campo la sua attività di comunicazione, al fine di compiere un vero e proprio “viaggio”, che ricalca quello del lupo, grande camminatore con il suo naturale processo di dispersione, in quello che abbiamo ribattezzato “Il viaggio del lupo”, rispondendo così attivamente a questa crescente disinformazione con una serie di iniziative di comunicazione, agendo in quelle aree dove il lupo è tornato, e dove è assolutamente importante favorire l’accettazione del grande predatore.

La prima iniziativa del progetto è quella di organizzare degli eventi aperti al pubblico in 6 città che sono state scelte, in un ipotetico percorso ad anello, in quanto centri importanti in territori dove il lupo è appena tornato, accomunati tra loro da un forte conflitto sociale, e dove sono in atto campagne denigratorie a mezzo tv e stampa.
Le città selezionate sono Bolzano e Trento, tra le più importanti cittadine delle Alpi, da sempre crocevia di turisti e appassionati, oltre che di cittadini frequentatori attivi della montagna.
Montebelluna, importante centro al confine tra montagna e pianura, adiacente il territorio del Monte Grappa, dove è presente un nuovo branco da circa un anno e dove l’informazione locale è sempre rovente nei confronti del predatore.
Asiago, Cortina d’Ampezzo e Canazei, che rappresentano tre località turistiche, dove la presenza del lupo è accertata, e dove è necessario intervenire per informare in maniera corretta.
Sarà inoltre previsto un evento di presentazione ufficiale a Milano. “Il viaggio del lupo” sarà quindi costituito da una serie di incontri gratuiti e aperti al pubblico, della durata prevista di 90 minuti più eventuale apertura alle domande dei partecipanti, dove, il team di “Io non ho paura del lupo” racconterà il lupo e, con l’ausilio di immagini esclusive raccolte negli ultimi anni di lavoro sul campo, racconterà l’etologia e sfaterà le credenze più diffuse al fine di restituire un’immagine corretta ed equilibrata che rispecchia quella di un animale selvatico dal grande fascino, ma che necessita di essere meglio conosciuto. Il progetto prevede, al fine di misurare immediatamente il feedback dei partecipanti, la consegna di un questionario da compilare in loco ad evento concluso.
Lo scopo del questionario è quello di valutare, attraverso domande mirate, l’efficacia formativa dell’incontro, con riferimenti chiari e domande che tendono a scoprire come questo abbia modificato la percezione del lupo, rispetto alle credenze pregresse dell’utente.
Si potrà così valutare, non solo l’efficacia informativa degli eventi, ma si potrà ottenere, su piccola scala, un dato sulla percezione del predatore nel territorio Alpino.
Concludendo, tutto il progetto prevede lo sviluppo di una campagna di comunicazione, attraverso la produzione di materiale promozionale, ed in particolare di un progetto di grafica coordinata comune a tutto il progetto. Questo è “Il viaggio del lupo”, che speriamo possa contribuire attivamente alla salvaguardia del grande predatore favorendone la convivenza con le attività umane.

Informazioni e date
facebook.com/iononhopauradellupo
Un evento realizzato grazie al contributo di Patagonia