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La gestione del lupo in Italia e in Europa con un approfondimento sulla gestione in Francia, Austria e Slovenia

domenica 30 Gennaio 2022

domenica 30 Gennaio 2022

Il seguente articolo è stato originariamente pubblicato sul n.122 della rivista “Il cacciatore Trentino”. Si ringraziano l’ACT e gli autori Enrico Ferraro (ACT) e Giulia Bombieri (MUSE – Museo delle Scienze di Trento, Sezione di Zoologia dei Vertebrati) per la cortese disponibilità alla pubblicazione. Questo articolo è stato pubblicato all’interno delle iniziative di Stewardship tra “Io non ho paura del lupo” e il progetto LIFE WolfAlps EU.

“Il Sig. Mina Antonio fu Giovanni con fatica e coraggiosa arditezza la sera del 24 Maggio 1929 e precisamente alle ore 21 nella Loccalità Campu Gon riusci da solo à colpire a Morte un furioso Lupo che ivi spargeva il terrore in un gregge di Peccore sparse in quei dintorni, Nel momento stesso riusci a salvare una peccora che L’animale Ferroce e furioso aveva azzannato”. Nota manoscritta dallo stesso Mina Antonio e apposta come didascalia di un quadretto contenente le fotografie dell’avvenimento.

(Tunin e il lupo, Cesco Frare, 2000, fonte immagine “Il sentiero dei lupi”)

Con queste parole di Antonio Mina, detto Tunin, si chiude per molti decenni il conflitto tra lupo e uomo nel nord-est delle Alpi italiane: infatti il lupo ucciso da Tunin il 24 maggio 1929 a Malga Campo Bon, nel Comelico (BL) è l’ultimo abbattimento legale. La prima legge di protezione del lupo risale al 1971, con il Decreto Ministeriale “Natali” che estromette di fatto il lupo dall’elenco degli animali nocivi, vietandone la caccia. Dovremo aspettare ben oltre settant’anni prima di registrare un altro dato di presenza della specie nel nord-est, proprio in Trentino, con l’avvistamento prima (nel 2006), e il rinvenimento poi (nel novembre 2007), di un lupo all’interno della Riserva di Varena, in Val di Fiemme, ad opera dell’allora Rettore della Riserva Augusto Polesana. Da quel momento in poi si sono susseguite diverse segnalazioni, in particolare nel Trentino occidentale, quasi sempre di lupi singoli provenienti dalla Svizzera o da altre aree delle Alpi occidentali, fino al 2012, anno in cui si è formata la prima coppia all’interno del Parco Naturale Regionale della Lessinia, al confine tra Veneto e Trentino, composta da un lupo maschio di origini dinariche (Canis lupus lupus) e da una lupa femmina proveniente dalla popolazione italica (Canis lupus italicus).
La prima riproduzione della coppia nel 2013 segna un definitivo ritorno del lupo nel nord-est delle Alpi Italiane: da quel primo branco del 2013 si è arrivati ai circa 17 branchi in Trentino a fine 2020 (vedi la parte relativa allo Status del lupo in Trentino e ai dati dal Rapporto grandi carnivori 2020 disponibile qui).
A fronte di questa rapida crescita numerica e di areale, frutto anche dall’alta potenzialità del territorio, ci si potrebbe porre la questione relativa alla possibilità, più o meno remota, di intervenire con degli abbattimenti.
L’idea di questo articolo è quella di dare prima di tutto un breve inquadramento legislativo della gestione del lupo in Italia e in Europa, per capire entro quali parametri e attraverso quali strumenti gli abbattimenti siano possibili.
Nella seconda parte dell’articolo forniremo invece una fotografia sulla gestione della specie in alcune nazioni confinanti con l’Italia e appartenenti all’Unione Europea, in particolare Francia, Austria e Slovenia.
Cercheremo infine di capire quali possano essere le conseguenze di eventuali abbattimenti di lupo sulle tendenze numeriche della specie e sull’eventuale riduzione dei danni sul bestiame domestico.
Per fare questo, abbiamo posto domande ai ricercatori di tre diverse nazioni che lavorano sul lupo.

Foto di Enrico Ferraro

Inquadramento legislativo sulla gestione del lupo in Italia e a livello Europeo.

Di seguito si riportano le tre principali norme che regolano la conservazione e gestione del lupo a livello italiano ed europeo, ed in particolare la Convenzione di Berna (1979), la legge 157/92 e la Direttiva Habitat (1992).

Convenzione di Berna 19 settembre 1979: Convenzione sulla conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in Europa L. 08 agosto 1981, n.503.

La Convenzione di Berna è uno strumento giuridico internazionale vincolante in materia di conservazione della natura, che copre gran parte del patrimonio naturale del continente europeo e si estende ad alcuni stati dell’Africa. I suoi obiettivi sono la conservazione della flora e della fauna selvatiche e dei loro habitat naturali e la promozione della cooperazione europea in tale settore. Le parti che hanno firmato la Convenzione di Berna si impegnano ad adottare tutte le misure idonee a garantire la conservazione degli habitat, della flora e della fauna riportati negli allegati. L’Italia ha ratificato la convenzione con la legge n. 503 del 5 agosto 1981, che è entrata in vigore a partire dal 01 giugno 1982. Il lupo rientra nell’Allegato II, quello che comprende le specie di fauna rigorosamente protette.

Legge 11 febbraio 1992, n.157 Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio e Legge provinciale 9 dicembre 1991, n.24.
In Italia, la caccia è disciplinata dalla L. 11 febbraio 1992 n.157: si tratta di una legge-quadro, ovvero una legge statale che contiene le linee guida ai sensi delle quali le Regioni e le Province autonome, disciplinano con proprie leggi la gestione e tutela della fauna selvatica. Nella L. 157/92 il lupo viene inserito tra le specie particolarmente protette (art.2 c. 1). La legge provinciale 24/91, che regola le “Norme per la protezione della fauna e l’esercizio della caccia” in provincia di Trento, oltre a non menzionare il lupo nell’elenco delle specie cacciabili (art. 29“Specie cacciabili e periodi di caccia”), all’art. 2 c.2 richiama la L. 157/92 per quel che riguarda le specie particolarmente protette.

Direttiva del Consiglio del 21 maggio 1992 n.43 Conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche: Direttiva “Habitat” D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357 modificato ed integrato dal D.P.R. 120 del 12 marzo 2003.
Scopo della Direttiva Habitat è “salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati membri al quale si applica il trattato” (art. 2). Per il raggiungimento di questo obiettivo, la Direttiva stabilisce misure volte ad assicurare il mantenimento o il ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, degli habitat e delle specie di interesse comunitario elencati nei suoi allegati. Il recepimento della Direttiva è avvenuto in Italia nel 1997 attraverso il Regolamento D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357, modificato ed integrato dal D.P.R. 120 del 12 marzo 2003. Il lupo è presente nell’allegato II e nell’allegato IV della Direttiva Habitat (che corrispondono all’allegato B e D del D.P.R 357/97). In particolare, l’allegato II si riferisce alle specie animali e vegetali d’interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione (ZSC), mentre l’allegato IV contiene le specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa.
Al fine di comprendere meglio la questione dei prelievi legali di lupo serve fare una precisazione rispetto al paragrafo precedente.
Le popolazioni spagnole a nord del Duero, le popolazioni greche a nord del 39° parallelo, le popolazioni finlandesi all’interno della zona di gestione del patrimonio rangifero quale definita al paragrafo 2 della legge finlandese n. 848/90, del 14 settembre 1990, le popolazioni bulgare, lettoni, lituane, estoni, polacche e slovacche non sono comprese nell’allegato IV della Direttiva Habitat ma nell’allegato V della medesima Direttiva, che comprende specie animali e vegetali di interesse comunitario il cui prelievo in natura e il cui sfruttamento potrebbero formare oggetto di misure di gestione.
Secondo l’articolo 19 della Direttiva “Le modifiche necessarie per adeguare al progresso tecnico e scientifico gli allegati I, II, III, V e VI sono adottate dal Consiglio, che delibera a maggioranza qualificata su proposta della Commissione. Le modifiche necessarie per adeguare al progresso tecnico e scientifico l’allegato IV sono adottate dal Consiglio, che delibera all’unanimità su proposta della Commissione”.
Per una trattazione esaustiva delle norme italiane ed europee, e dei documenti tecnici in cui il lupo viene richiamato si rimanda al capitolo 4 dell’opuscolo pubblicato dall’ACT “IL LUPO: Breve analisi sullo status del lupo, sugli aspetti legislativi/gestionali in Europa e sull’impatto della predazione sugli ungulati in Provincia di Trento”, disponibile qui.

Foto di Enrico Ferraro

Gestione del lupo in Francia, Austria e Slovenia

Non è possibile descrivere nel dettaglio tutte le azioni che vengono messe in campo relativamente alla gestione del lupo in altre nazioni in un articolo breve come questo. Abbiamo comunque cercato di far emergere alcuni interessanti aspetti, ponendo ai ricercatori che lavorano con questo grande carnivoro alcune domande.
Abbiamo integrato le risposte degli esperti aggiungendo alcune altre informazioni che riteniamo utili per comprendere meglio la dinamica della specie in queste nazioni, e dei link di approfondimento.

Le domande poste ai ricercatori sono state:

1. Come viene gestito il lupo nel Suo paese? La caccia/abbattimento del lupo è legale e in quali circostanze? Da quando la caccia/ abbattimento del lupo è diventata legale, in quali casi è possibile cacciare i lupi e quali sono le quote di abbattimento consentite?

2. Lei (o l’ente di gestione locale) ha valutato se l’abbattimento del lupo ha avuto un effetto positivo nel ridurre le predazioni sul bestiame e nel diminuire la tendenza nell’aumento del numero di lupi nel tempo? Se non dispone di dati, qual è la Sua idea/opinione su questo effetto?

3. Lei (o l’ente di gestione locale) ha valutato se l’abbattimento dei lupi ha avuto un effetto positivo sull’atteggiamento umano nei confronti dei lupi o no? Se non dispone di dati, qual è la Sua idea/ opinione su questo effetto?

Foto di Enrico Ferraro

Francia

Risposta alla domanda 1 (gestione ed abbattimenti legali di lupo).

La gestione del lupo in Francia è pianificata e condotta a livello nazionale e consiste in due aspetti principali: il monitoraggio dell’abbondanza e della distribuzione del lupo nel Paese e la gestione dell’impatto della specie sul bestiame. La Francia sta attuando la quarta versione del suo Piano d’azione nazionale sul lupo e sulle attività di allevamento 2018-2023, mentre il primo piano di gestione nazionale risale al 2001.
Il monitoraggio del lupo in Francia si basa su una rete nazionale di osservatori formati, distribuiti in tutte le aree in cui la specie è presente. I membri della rete raccolgono dati sui segni di presenza del lupo (escrementi, avvistamenti, ecc.) nella loro area di campionamento e riferiscono all’ente pubblico responsabile del monitoraggio, che quindi stima l’abbondanza e la distribuzione del lupo utilizzando una varietà di metodi e modelli. I rapporti sulla situazione della specie nel Paese vengono pubblicati semestralmente a seguito di campagne di monitoraggio in inverno e in estate. L’abbondanza è stimata attraverso le analisi di cattura-marcaturaricattura su dati genetici ottenuti tramite campionamento non invasivo. Tuttavia, data la continua espansione della specie nel Paese, l’abbondanza è sempre più difficile e costosa da stimare.
Pertanto, sono allo studio metodi alternativi e meno costosi per il monitoraggio del lupo, basati sulla distribuzione spaziale piuttosto che sui numeri assoluti.
La gestione delle predazioni sul bestiame in Francia ha tre componenti: risarcimento agli allevatori, finanziamento di misure preventive e controllo letale dei lupi nell’ambito del regime derogatorio della Direttiva Habitat Fauna e Flora del 1992, al fine di prevenire importanti danni da predazione.
Il risarcimento per le perdite dirette e indirette è finanziato dal ministero responsabile degli affari ambientali e si basa su valutazioni di esperti sul campo nel caso di sospetti eventi di predazione da lupo.
Gli allevatori hanno diritto a un risarcimento se non si può escludere la predazione del lupo come causa di morte del bestiame. Inoltre, agli allevatori di pecore è richiesto di mettere in atto almeno due misure preventive contro la predazione tra le tre raccomandate (ovvero recinzioni elettrificate, cani da guardianìa del bestiame e pastori), salvo che non operino in un luogo o in un modo ritenuto dalle autorità locali troppo difficile da difendere dalla predazione.
Per gli allevatori di bovini, l’indennizzo non è subordinato alla presenza di misure preventive.
Oltre il 90% delle predazioni da lupo in Francia riguarda gli allevamenti di pecore, anche se gli attacchi ai bovini sono in aumento. Le misure preventive sono finanziate dal ministero responsabile degli affari agricoli e per gli allevatori sono disponibili cinque opzioni: pastori, cani da guardianìa, recinzioni elettrificate, analisi della vulnerabilità all’attacco da parte dei grandi carnivori e supporto tecnico. L’importo del finanziamento disponibile per ciascuna di queste opzioni (dall’80 al 100%) dipende dal livello di pressione di predazione a cui è sottoposto l’allevatore: vengono identificati quattro “livelli” di crescente pressione di predazione, ed ogni anno gli allevatori hanno accesso a fondi via via maggiori a seconda dell’aumento di livello di pressione di predazione.
Il lupo è una specie rigorosamente protetta in Francia in seguito al recepimento nel diritto nazionale delle disposizioni della Convenzione di Berna del 1979 e della direttiva Habitat, fauna e flora dell’UE del 1992. Tuttavia, la direttiva Habitat consente anche deroghe a questo status protetto per prevenire gravi danni al bestiame, qualora non sia disponibile un’altra soluzione soddisfacente e lo stato di conservazione favorevole della specie non sia minacciato. È sotto questo regime che in Francia si pratica l’abbattimento del lupo: i termini e le condizioni di come viene eseguito (cioè da chi, quando, dove e con quale materiale) sono definiti in base all’entità e alla ricorrenza del danno da predazione sul bestiame, e si basa anche sui “livelli” di pressione di predazione, come riportato sopra.
Nelle aree con il livello più basso di pressione di predazione, gli allevatori hanno il diritto di impiegare solo mezzi non letali per allontanare i lupi dal loro bestiame. Nelle aree in cui si verificano da un minimo di un evento di predazione in cinque anni fino a tre eventi di predazione in un anno, un allevatore in possesso di una licenza di caccia o un cacciatore appositamente designato dalle autorità locali hanno il diritto di eseguire colpi letali. Laddove si verificano più di tre eventi di predazione in un dato anno, più tiratori possono partecipare agli abbattimenti, tutti muniti di licenza di caccia.
L’abbattimento avviene principalmente nelle immediate vicinanze della mandria da proteggere, ma eccezionalmente possono essere organizzate anche battute di caccia per abbattere lupi se ritenuto opportuno dalle autorità locali.
Lo Stato francese ha anche istituito un’unità di controllo del lupo che interviene in aree dove la pressione di predazione è alta, nonostante l’uso di misure preventive da parte dell’allevatore (almeno due misure su tre adottate, come sopra descritto), o in aree in cui l’uso di misure preventive è riconosciuto dalle autorità locali come troppo difficile da attuare.
L’abbattimento del lupo non è consentito nelle aree protette come i parchi nazionali e le riserve faunistiche, indipendentemente dalla presenza di eventi di predazione.
L’abbattimento del lupo in Francia viene effettuato dal 2011: è fissato in via preventiva un numero massimo di lupi che si possono legalmente abbattere, calcolato ogni anno sulla base dei dati di abbondanza e delle proiezioni di conservazione della popolazione.
Questo numero massimo di lupi abbattibili è comunque inferiore al valore del tasso medio di crescita della popolazione, ed è fissato attualmente al 19% della dimensione della popolazione, ma potrebbe aumentare fino al 21% in un dato anno, se ritenuto necessario e appropriato dalle autorità, in conformità con le stime successive del monitoraggio della popolazione che mostrano che tale aumento non influirà negativamente sul tasso di crescita della popolazione. Il numero di lupi (conosciuti) che vengono uccisi illegalmente sono detratti dal numero massimo di lupi abbattibili, mentre il numero di lupi che muoiono per cause naturali o accidentali sono registrati ma non sottratti.
Nel 2021 il numero massimo di lupi che possono essere abbattuti in Francia è 118 (attualmente si stimano 624 individui presenti): la figura 1 mostra il numero di lupi abbattuti in Francia dal 2018.
La caccia ai lupi come attività per il tempo libero, al contrario dell’abbattimento per proteggere il bestiame, attualmente non è consentita in Francia.

Wolf culled in France

Figura 1. Numero di lupi uccisi in Francia dal 2018 al 2021 (fino a settembre). In azzurro la quota massima abbattibile, in arancio i lupi effettivamente abbattuti, in grigio i lupi uccisi illegalmente (dati DREAL- AuRA, forniti dal gruppo di lavoro dell’ Office Français de la Biodiversité – OFB, France).

Risposta alla domanda 2 (eventuali effetti dell’abbattimento sull’andamento delle predazioni e della popolazione di lupo).

In Francia è in fase di completamento una tesi di dottorato sull’effetto dell’abbattimento dei lupi nel ridurre la predazione sul bestiame.
I risultati preliminari generalmente suggeriscono che il controllo letale è efficace nel ridurre la predazione del bestiame, ma principalmente solo per un breve periodo di tempo, cioè per pochi giorni dopo l’abbattimento.
Più specificamente, l’analisi dei dati osservati sui livelli di predazione e sull’abbattimento del lupo in Francia suggerisce che gli effetti dell’abbattimento sono molto variabili a seconda del contesto (ad esempio dipendono da posizione, altitudine, stagione, sesso del lupo abbattuto, ecc.): in particolare sulla base di differenti studi scientifici si riscontra (Figura 2) che, seppur nella maggior parte dei contesti osservati l’abbattimento dei lupi ha portato ad una riduzione delle predazioni (58%), vi sono anche situazioni in cui l’abbattimento non ha di fatto avuto alcun effetto (17%) e, in alcune situazioni, si è addirittura riscontrato un incremento delle predazioni (25%). 

Effetti degli abbattimenti

Figura 2. Effetti degli abbattimenti sulla frequenza di predazioni, individuati da 12 analisi scientifiche: in rosso incremento delle predazioni (25%), in verde diminuzione delle predazioni (58%), in grigio nessun effetto riscontrato (17%) (da Oksana et al., 2020).

Lo spostamento delle predazioni in luoghi vicini a seguito di un abbattimento, sembrava verificarsi occasionalmente.
Questi risultati evidenziano che gli effetti dell’abbattimento del lupo sulla predazione varia a seconda del contesto e che la gestione della specie deve essere adattata a seconda dei vari contesti umani e a seconda delle varie pratiche di allevamento.
Attualmente il monitoraggio della specie, assieme ai modelli di crescita di popolazione in Francia, sembrano dimostrare che il numero di lupi in Francia è ancora in aumento, anche se più lentamente rispetto a qualche anno fa (circa un tasso dell’8% annuo, sia come numero di individui, riportati in Figura 3, che come numero di branchi) e con un più alto tasso di ricambio degli individui rispetto agli anni precedenti.
Con la gestione impostata negli ultimi anni (ed in particolare da quando il prelievo massimo è fissato sui valori del 19% della popolazione stimata, con la possibilità di arrivare fino al 21% in determinate situazioni), il tasso di sopravvivenza dei lupi è sceso fino ad avvicinarsi a valori che porterebbero al decremento della popolazione nel medio periodo.

Risposta alla domanda 3 (eventuali effetti dell’abbattimento sull’atteggiamento delle persone).

In Francia non è stata formalmente condotta alcuna valutazione dell’effetto dell’abbattimento dei lupi sugli atteggiamenti umani nei confronti dei lupi.
Pertanto, dare un parere, anche se esperto, su questo argomento sarebbe azzardato e sicuramente di parte secondo le proprie idee preconcette sull’argomento e/o conoscenza di risultati riscontrati altrove.
Tuttavia, è probabilmente giusto dire che l’attuale politica di abbattimento del lupo in Francia è insoddisfacente per molte parti interessate: alcuni sostengono che l’abbattimento è troppo limitato e dovrebbe essere ampliato, mentre altri sostengono che la pratica non è etica e inefficace per scoraggiare la predazione su ampia scala.
Tuttavia, un punto di vista più pragmatico considera la rimozione del lupo come uno strumento di gestione tra gli altri, da utilizzare a breve termine negli hot-spot di predazione quando necessario, concentrandosi anche sull’attuazione di misure preventive a lungo termine e sul garantire che le dinamiche della popolazione della specie rimanga comunque positiva all’interno della Francia.

Andamento della popolazione di lupo in Francia

Figura 3. Andamento della popolazione di lupo in Francia, sulla base delle stime con il metodo di cattura-marcatura-ricattura su dati genetici ottenuti tramite campionamento non invasivo. Per l’inverno 2020/21 la proiezione è di un valore medio di 624 lupi presenti (414-834 l’intervallo; fonte immagine).

Austria

Risposta alla domanda 1 (gestione ed abbattimenti legali di lupo).

L’Austria è uno stato membro dell’Unione Europea e pertanto si applica la Direttiva Habitat. Il lupo è elencato nell’allegato IV per l’Austria e quindi rigorosamente protetto: le deroghe a tale rigorosa tutela ai sensi dell’art. 16 sono possibili, incluso l’abbattimento.
In Austria, la conservazione della natura e la gestione della fauna sono organizzate legalmente a livello statale (nove stati): in sei stati il lupo è elencato solo nella legge sulla caccia, in due stati sia nella legge sulla conservazione della natura che nella legge sulla caccia, e in uno stato solo nella legge sulla conservazione della natura. Finora nessun lupo è stato abbattuto, anche se alcuni stati mirano a questo a causa dell’aumento dei danni alle pecore sui pascoli alpini: tuttavia spesso le predazioni sulle pecore interessano greggi non protette da misure di prevenzione e quindi è in corso una discussione se siano possibili deroghe legali alla rigorosa protezione anche in queste circostanze.

Risposta alla domanda 2 (eventuali effetti dell’abbattimento sull’andamento delle predazioni e della popolazione di lupo) e 3 (eventuali effetti dell’abbattimento sull’atteggiamento delle persone).

Fino ad oggi, non essendo stato autorizzato alcun abbattimento legale, ai senti dell’art. 16 della Direttiva Habitat, non ci sono esperienze in merito agli eventuali effetti sulle predazioni e sull’atteggiamento delle persone.
Nota degli autori: nel tempo intercorso tra la risposta data da parte dei ricercatori e l’uscita del presente articolo è arrivata la notizia che l’assessore all’agricoltura tirolese Josef Geisler ha autorizzato l’abbattimento di un lupo, sulla base del fatto che tale esemplare avrebbe ucciso 53 pecore in quattro mesi, in un’area vicina al monastero di Stams: questa è la prima volta che un lupo è stato dichiarato “prelevabile” in Tirolo.
Tuttavia, in seguito al ricorso da parte di varie ONG (organizzazioni non governative), il tribunale provinciale ha sospeso l’abbattimento, e la questione andrà alla Corte suprema. Per altre info vai qui e qui

Foto di Enrico Ferraro

Slovenia

Risposta alla domanda 1 (gestione ed abbattimenti legali di lupo).

In Slovenia, il lupo è una specie rigorosamente protetta, sono autorizzati abbattimenti eccezionali che consentono di ridurre i conflitti particolarmente intensi con l’allevamento, l’ibridazione con i cani domestici e per garantire la salute e la sicurezza delle persone.
I permessi per tali abbattimenti eccezionali sono rilasciati dal Ministero responsabile della conservazione della natura (attualmente Ministero dell’Ambiente e della Pianificazione Territoriale) e devono essere in linea con le opinioni degli esperti del Servizio Foreste sloveno e dell’Istituto della Repubblica di Slovenia per la Conservazione della Natura.
La caccia legale al lupo non viene praticata in Slovenia dal 1990, quando questa specie divenne protetta dall’Associazione di caccia della Slovenia, fino al 1999, quando la popolazione è tornata ad essere cacciabile. Per ogni anno (eccetto 2000 e 2008), il Ministero dell’Agricoltura e dello Sviluppo Rurale (dal 2005 il Ministero dell’Ambiente e della Pianificazione Territoriale), ha rilasciato dei permessi per la rimozione selettiva e limitata di alcuni animali in condizioni rigorosamente controllate e in numero limitato.
Nel 2016 e di nuovo nel 2018 le ONG hanno intentato una causa contro la Repubblica di Slovenia per fermare l’abbattimento dei lupi: da allora, gli abbattimenti del lupo sono stati effettuati sulla base di permessi individuali e non più come una quota predefinita di lupi che potevano essere abbattuti.
Dal 2015 il Ministero dell’Ambiente sloveno finanzia progetti nazionali di monitoraggio, risarcisce i danni provocati dai lupi e finanzia misure di prevenzione dei danni al bestiame.

Lupi morti in Slovenia

Figura 4. Andamento del numero di lupi morti in Slovenia dal 1995 al 2020, considerando sia gli abbattimenti legali che le morti per altre cause (dati forniti dal gruppo di lavoro del Slovenia Forest Service, Slovenia).

Risposta alla domanda 2 (eventuali effetti dell’abbattimento sull’andamento delle predazioni e della popolazione di lupo).

La valutazione dell’effetto dell’abbattimento del lupo sulla predazione del bestiame è stata effettuata nel 2010 nell’ambito del progetto LIFE SloWolf per l’area in cui il lupo era permanentemente presente in quel momento. Questo studio ha analizzato la correlazione tra i dati relativi all’abbattimento di lupi e agli eventi di predazione sul bestiame tra il 1995 e il 2009: nell’arco temporale di 15 anni il numero di lupi abbattuti è oscillato considerevolmente di anno in anno (da 0 a 10 all’anno).
Sono stati abbattuti un totale di 51 lupi, che rappresentano l’82% di tutta la mortalità registrata tra i lupi.
Nel periodo di valutazione sono stati registrati 2221 episodi (da 10 a 432 all’anno) di attacchi di lupi su animali domestici, con un danno stimato di 1,4 milioni di euro.
L’analisi di correlazione non ha rivelato alcun effetto dell’abbattimento del lupo sul livello degli eventi di predazione. Nessun effetto è stato osservato anche quando sono stati confrontati gli anni in cui si è registrato un alto numero di lupo abbattuti. Se confrontata con diverse variabili, l’entità del danno era maggiormente correlata con il numero di pecore in Slovenia.
Non è stata analizzata l’influenza dell’abbattimento del lupo sulla dispersione del lupo in nuove aree (ad es. area alpina e prealpina).
Attraverso la revisione della letteratura, lo studio sopra menzionato indica anche alcuni esempi in cui l’abbattimento dei lupi può essere considerato una misura almeno efficace per ridurre la predazione del bestiame. Il primo di questi casi sarebbe l’eliminazione di un’intera popolazione di lupi o la rimozione della maggior parte dei lupi da una vasta area: una misura così drastica potrebbe essere utilizzata nel caso di una zonizzazione, impossibile da realizzare in un paese piccolo come la Slovenia.
Il secondo esempio segnalato dagli autori dello studio è l’abbattimento di lupi in prossimità di aree di pascolo del bestiame: in teoria questo tipo di abbattimento potrebbe servire da lezione agli altri individui del branco, essendo il lupo un animale sociale molto intelligente, e ricollegare il fatto che il pascolo è un luogo pericoloso. Tuttavia, la corretta attuazione di tale abbattimento è molto impegnativa nella pratica (ad esempio: evitare l’abbattimento di animali riproduttivi, il notevole sforzo sul campo richiesto per effettuare tale abbattimento, la burocrazia efficace e veloce per il rilascio dei permessi di abbattimento).
Oltre a questo, lo studio del 2010 evidenzia anche alcuni effetti indiretti dell’abbattimento come la possibile diminuzione dell’uccisione illegale di lupi, l’effetto negativo sulla struttura sociale del branco e la possibile maggiore ibridazione con i cani domestici.
Infine, viene anche considerato il fatto che un divieto totale di abbattimento precluda in un qualche modo una partecipazione della popolazione locale al processo decisionale.
In ogni caso, pensiamo che l’abbattimento del lupo non dovrebbe essere l’unica misura per prevenire gli eventi di predazione del bestiame e che dovrebbe essere promossa l’attuazione di altre misure protettive non letali, mentre potrebbe essere una parte importate per gestire la rimozione degli individui particolarmente critici e degli ibridi.

Lupi in Slovenia

Figura 5. Andamento della stima del numero di lupi presenti nella sola Slovenia (in nero) e considerando anche i lupi transfrontalieri con la Croazia (in rosso); fonte immagine.

Risposta alla domanda 3 (eventuali effetti dell’abbattimento sull’atteggiamento delle persone).

Finora in Slovenia sono stati condotti due sondaggi per capire l’atteggiamento del pubblico in generale nei confronti della conservazione e della gestione del lupo.
La prima indagine è stata condotta nell’ambito del progetto LIFE SloWolf nel 2011 e la seconda nell’ambito del progetto nazionale di monitoraggio del lupo nel 2020.
Nei paragrafi seguenti ci concentreremo su quest’ultimo, poiché riguarda gli ultimi dati sugli atteggiamenti umani che abbiamo. Il questionario dell’indagine 2020 era composto da 47 domande che coprivano un’ampia gamma di argomenti legati alla conservazione e alla gestione del lupo: i risultati di questo studio si basano su 733 questionari restituiti e completamente compilati.
In connessione con la domanda di cui sopra, la sezione del questionario che ha affrontato l’atteggiamento del pubblico nei confronti delle misure di gestione offre alcuni approfondimenti sull’opinione pubblica sull’abbattimento del lupo. In questa sezione abbiamo chiesto ai partecipanti di esprimere la loro opinione su due affermazioni relative al numero di lupi: “Abbiamo troppi lupi in Slovenia” e “Il numero di lupi in Slovenia dovrebbe aumentare”.
La risposta mostra che, nonostante un atteggiamento positivo nei confronti del lupo, gli intervistati non vogliono un’ulteriore crescita della popolazione.
Il 47,9% degli intervistati è d’accordo con l’affermazione che ci sono troppi lupi in Slovenia e il 31,6% non è d’accordo. Considerando la seconda affermazione, il 65,1% degli intervistati non è d’accordo sul fatto che il numero di lupi in Slovenia dovrebbe aumentare e il 9,8% degli intervistati è d’accordo con questa affermazione.
Oltre a questo, altre due dichiarazioni si sono concentrate direttamente sull’abbattimento dei lupi: “I lupi in Slovenia dovrebbero essere completamente protetti (dovrebbe essere vietato sparare ai lupi)” e ”Se un lupo attaccasse il bestiame, accetterei il suo abbattimento eccezionale”. Le risposte mostrano che il pubblico non vuole vietare l’abbattimento e sostiene anche l’abbattimento dei lupi nel caso in cui i lupi causino danni agli animali domestici. Infatti, il 62,1% degli intervistati non è d’accordo con l’affermazione secondo cui i lupi dovrebbero essere completamente protetti in Slovenia, mentre il 27,7% ritiene che sia necessaria una protezione completa ed è contrario all’abbattimento. Il 62% degli intervistati è d’accordo con l’affermazione sull’abbattimento dei lupi che causano danni, mentre il 5,7% sostiene che il danno non sia una ragione per l’abbattimento.

Numero di attacchi da parte dei lupi su domestici

Figura 3. Andamento della popolazione di lupo in Francia, sulla base delle stime con il metodo di cattura-marcatura-ricattura su dati genetici ottenuti tramite campionamento non invasivo. Per l’inverno 2020/21 la proiezione è di un valore medio di 624 lupi pre- senti (414-834 l’intervallo; fonte immagine).

Ringraziamenti
Si ringraziano i gruppi di ricerca di Francia, Austria e Slovenia per aver risposto alle domande e aver fornito informazioni utili ad ottenere un quadro della situazione gestionale del lupo nelle loro nazioni.
In particolare: Ricardo Simon, Christophe Duchamp, Nolwenn Drouet-Hoguet e Nicolas Jean (Office Français de la Biodiversité – OFB, France); Theresa Walter e Felix Knauer (Università di Medicina Veterinaria di Vienna Vetmeduni, Austria); Gregor Simčič e Rok Cerne (Slovenia Forest Service, Slovenia).

Ringraziamo anche Miha Krofel (Università di Lubiana, Slovenia) per aver fornito informazioni utili alla stesura dell’articolo.

Bibliografia