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M49: cronaca di un fallimento politico.

mercoledì 29 Aprile 2020

mercoledì 29 Aprile 2020

Articolo pubblicato il 19 Luglio 2019. NB. Il 29 Aprile 2020 è stata eseguita una nuova cattura di M49. Link
Foto: Ufficio stampa Provincia Autonoma di Trento
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Da alcuni mesi anche la nostra associazione sta seguendo da vicino le vicende del giovane orso maschio di circa 3 anni denominato “M49” cercando di approcciarsi alla vicenda con obiettività e rigore tecnico-scientifico, provando così a mettere da parte tutti quei sentimentalismi che talvolta non permettono di avere una visione corretta nel rispetto di tutti i portatori di interesse.

Così in questi mesi ci siamo resi sempre più conto di come la vicenda M49 sia una vicenda significativa che purtroppo affonda tutti i suoi sbagli in una gestione completamente errata, a più livelli, che ha creato ad oggi solo un enorme polverone mediatico e una profonda confusione tra i cittadini che meriterebbero una comunicazione sul tema decisamente diversa.

I risultati di questa grande confusione, e di tutte le scelte gestionali e comunicative sul tema che ne sono derivate, si sono riflesse sull’accettazione dei grandi carnivori su scala regionale e nazionale, modificando o talvolta minando la percezione che la popolazione ha di essi e minacciando di fatto il loro status di conservazione e accettazione nel nostro paese.

Alla luce dei fatti siamo sempre più convinti che ci sia un errore enorme alla base di tutta la gestione del problema: i temi riguardanti i grandi carnivori non possono più in alcun modo avere una gestione esclusivamente politica.

Certo, i rappresentati ai governi devono certamente ascoltare le richieste dei cittadini, e da questo punto di vista è diritto di ognuno di noi protestare, come nel caso degli allevatori dell’area interessata dalle predazioni di M49, ma è compito degli amministratori trasferire le tematiche a chi di competenza senza necessariamente farle proprie.

Da questo punto di vista la gestione del problema da parte della Provincia Autonoma di Trento è stata a nostro avviso letteralmente disastrosa: per mesi avremmo voluto ascoltare sul problema la voce dei tecnici competenti, e in provincia di Trento ci sono alcuni tra i più preparati in Europa, ma il tema M49 è stato al centro di un’eterna discussione guidata dal presidente della provincia e da alcuni suoi sodali politici che hanno fatto di M49 il proprio cavallo di battaglia per una comunicazione priva di basi scientifiche, culminata nell’inutile convocazione del Comitato per l’Ordine e la Sicurezza pubblica della Provincia di Trento e senza per lungo tempo rendere pubblici dati tecnici a supporto delle loro teorie.

D’altronde sembrerebbe che questa classe politica non sia in possesso di approfondite conoscenze sui temi faunistici, e siamo anche dell’idea che non sia obbligato ad averle, e così per assurdo, non lasciando la parola ai tecnici, ha sfavorito le sue stesse intenzioni, togliendo così credibilità al caso M49.

Se fin dall’inizio il tema fosse stato trattato ed esposto da un tecnico della provincia con la discrezione che si addice al tema, sicuramente sarebbero venute meno le teorie più disparate coniate dal mondo dei cospirazionisti che da dietro una tastiera cercano il complotto a tutti i costi e per assurdo, la presunta pericolosità di M49 sarebbe forse stata meglio accettata dall’opinione pubblica.

Inoltre, ed è quello che più vorremmo sottolineare, la discrezione poteva essere la chiave per affrontare il problema, nel rispetto del PACOBACE si intende, per catturare e captivare M49 senza alcun teatrino mediatico, specie nella sicurezza di essere nel giusto.
La notizia poteva essere data a cattura avvenuta, presentando i dati che avrebbero raccontato all’opinione pubblica di come M49 sia stato un orso problematico, comunicandolo alla popolazione tramite il parere di tecnici competenti, con approvazione di ISPRA e Ministero, il tutto a “problema risolto” e in una comunione di intenti.

Ma di fatto in tutti questi mesi si è fatto l’esatto opposto gettando benzina sul fuoco generando molta confusione.

Per capire questa affermazione però tocca fare un passo indietro e comprendere cosa sia il PACOBACE, utile a ricavare dei dati sulla presunta pericolosità di M49.

Il PACOBACE (Piano d’Azione interregionale per la Conservazione dell’Orso Bruno sulle Alpi Centro-Orientali) è il riferimento per la gestione dell’Orso bruno (Ursus arctos) per le Regioni e le Provincie autonome delle Alpi centro-orientali.
Tale Piano, redatto da un tavolo tecnico interregionale costituito da Provincia Autonoma di Trento, Provincia Autonoma di Bolzano, Regioni Friuli Venezia Giulia, Regione Lombardia, Regione Veneto, Ministero dell’Ambiente e ISPRA, è stato formalmente adottato dalle Amministrazioni territoriali coinvolte e approvato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare con Decreto direttoriale n. 1810 del 5 novembre 2008 con una successiva modifica nell’estate del 2015.

Nel documento è disponibile una tabella che riporta il grado di problematicità dei possibili comportamenti di un orso e le relative azioni da intraprendere.

Il PACOBACE distingue in due tipologie gli orsi definiti “problematici”: “dannoso” come nel caso di M49, e “pericoloso” un animale che di fatto rappresenta un pericolo per l’incolumità umana come nei casi di Daniza o KJ2, orsi responsabili di contatti con l’uomo e le cui sorti sono note.

Facendo quindi fede ai dati pubblicati soltanto ai primi di luglio 2019 dalla Provincia Autonoma di Trento e con un ritardo assolutamente inaccettabile nel rispetto del dibattito avuto nei mesi precedenti, risulta evidente che M49 sia un orso dai comportamenti problematici.

Come da PACOBACE, era sicuramente importante agire per limitare i comportamenti dannosi dell’orso, così come già avvenuto per esempio durante l’estate 2018, (Rapporto Grandi Carnivori 2018 della PAT – pagina 33) quando in tutte le malghe nelle quali si sono realizzate le opere di prevenzione dai danni di M49 non sono state successivamente registrate predazioni nè da orso, nè da lupo, a ulteriore conferma di come la prevenzione sia la migliore via per la convivenza e la riduzione del danno, nonchè a sottolineare come presumibilmente tutti i casi di predazione su animali d’allevamento siano in passato avvenuti su animali incustoditi o mal custoditi.

Si è così deciso di procedere alla cattura con captivazione dell’animale ma come è noto qualcosa è andato storto, e anche da questo punto di vista, ciliegina sulla torta, la gestione della vicenda da parte della PAT è stato l’ennesimo disastro: fuga dopo poche ore e caccia all’orso con ordine di sparare a vista con il governatore della Provincia che prova a rigirare la frittata davanti al fallimento, cercando giustificazioni per le proprie scelte e provando ad additare Ministero, ISPRA, e perfino la “scienza”, pur di non ammettere di aver sbagliato, di aver sottovalutato M49 (forse si aspettava che una volta nel recinto si mettesse a cuccia?) o semplicemente di aver avuto un possibile guasto al recinto che ha permesso all’orso di scappare.

D’altronde non crediamo molto al fatto che l’orso abbia affrontato 7000 volt restando immune, ma crediamo sia più probabile che una parte del recinto non abbia funzionato a dovere permettendo all’orso di raggiungere la libertà, complice sicuramente il grande stato di agitazione di un animale trasportato per ore in una trappola a tubo e “sganciato” dentro al recinto del Casteller come una vera e propria bomba di adrenalina e tutto questo doveva assolutamente essere previsto.

Ma perchè non si è deciso di sedare M49 durante il trasporto?
Cosa sarebbe stata un’anestesia per un orso condannato in gabbia per i prossimi 30 anni?
C’era forse paura di sbagliare come i propri predecessori?
Il risultato ahimè è stato anche peggiore.

SI, perchè diciamolo chiaramente, rinchiudere M49 in cattività per una vita intera è un vero attentato al benessere di un animale nato libero, e se veramente l’animale andava rimosso dal suo habitat chi ha il potere di decidere si sarebbe dovuto prendere la responsabilità dell’abbattimento.

Certo, non lo diciamo a cuor leggero e non tocca a noi decidere, ma siamo convinti che tenere un animale del genere in un recinto per una vita che può durare anche 20 o 30 anni sia solo una cattiveria per venire meno alle proprie scelte, e che ahimè un colpo di fucile sarebbe stata sicuramente una soluzione per assurdo più “umana”.

Anche il Ministero dell’Ambiente però da questo punto di vista ha contribuito a creare confusione, emanando comunicati e diffide ma di fatto non facendo valere il suo essere sopra le parti, finendo per far sembrare tutto un gioco politico dove ognuno dei giocatori palleggiava la responsabilità verso l’avversario, senza però mai arrivare ad una soluzione condivisa e aspettando che l’altro facesse un passo falso per dire quanto aveva fatto di sbagliato.

Bisognerà quindi che tutti gli attori in campo comprendano per una volta che la gestione di queste problematiche deve essere delegata a chi ne ha le competenze, abbandonando ogni bandiera politica che di fatto deve restare fuori dalla gestione dei grandi carnivori e occupandosi per una volta davvero del benessere e della conservazione di quanto di prezioso vive nei boschi nel nostro paese.

Fonti:

– Rapporto Grandi Carnivori 2018 della Provincia Autonoma di Trento: LINK
– PACOBACE nella sua prima versione: LINK
– PACOBACE con l’importante integrazione del 2015 relativa agli orsi problematici LINK
– Area News Grandi Carnivori Provincia Autonoma di Trento LINK.
– Dati a supporto dell’ordinanza di cattura di M49: LINK