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E se fosse stato un lupo? Considerazioni su paura e sicurezza.

sabato 24 Febbraio 2024

sabato 24 Febbraio 2024

Da molto tempo uno degli argomenti che anima le discussioni rispetto alla presenza del lupo in Italia è quello legato alla sua pericolosità. Molto spesso ci è capitato di leggere e ascoltare frasi del tipoQuando faranno del male a qualcuno sarà troppo tardi” oppure “Occorre ridurre il numero di lupi prima che facciano del male a qualche bambino!”.

Queste affermazioni sono piuttosto comuni tra alcune persone e spesso sono utilizzate dai movimenti anti-lupo a supporto delle richieste di abbattimento nel nostro Paese. Le stesse affermazioni sono tornate in auge nei giorni scorsi in occasione del rinvenimento di un uomo in un prato nei pressi di Bressanone, e sulle cui cause del decesso la stampa ha da subito ipotizzato la responsabilità del lupo, salvo poi ritrattare quando si è scoperto che l’uomo è morto per assideramento e che l’animale responsabile di alcune superficiali lesioni sul corpo dell’uomo era una volpe. L’ennesima roboante fake-news a discapito del lupo che ha riaperto il dibattito rispetto alla pericolosità del predatore e alla presunta necessità di controllare la sua diffusione.

Diciamolo subito e chiaramente: il lupo è un animale selvatico potenzialmente pericoloso per l’uomo. Questo significa che anche un singolo lupo potrebbe essere potenzialmente in grado di ferire e talvolta uccidere un essere umano, al pari di moltissimi animali selvatici che abitano i nostri ambienti naturali da sempre. Quello che però è importante sottolineare è che oggi il lupo nella nostra società non si ciba certamente di esseri umani, anzi, continua a mantenere una grande diffidenza e, a parte rarissimi casi, si tiene sempre a debita distanza dall’uomo. Sappiamo anche con certezza che in passato la situazione era differente: fino all’800 in Italia il lupo ha ferito o ucciso esseri umani, talvolta anche bambini, e questo accadeva, seppur raramente, per diversi fattori, tra i quali: la carenza di prede selvatiche dai nostri ambienti naturali, – oggi in Italia si stimano milioni di ungulati selvatici, a fronte di circa 4000 lupi in tutto il Paese – la presenza della rabbia silvestre, zoonosi oggi non più presente in Italia, e soprattutto un sistema sociale d’altri tempi che coinvolgeva nel lavoro e nella guardia degli armenti anche i bambini in giovanissima età.

Sappiamo anche che di recente sono avvenuti singoli e rarissimi casi di aggressioni non letali da parte di lupi a danno di persone, come nel caso di Otranto, dove un lupo probabilmente tenuto in cattività e poi rilasciato in natura ha ferito lievemente una persona o come nel caso della lupa di Vasto, una giovane femmina responsabile di oltre 10 aggressioni non letali a danno di persone e successivamente catturata nel corso del 2023. Guardando ad altre specie: in Italia ogni anno si stimano circa 20 morti causate da imenotteri (api, vespe e calabroni). Tra il 2015 e il 2022 almeno 5 persone sono state uccise da cinghiali, specie cacciabile. Nel corso del 2023 gli animali selvatici (nell’88% dei casi) e domestici (nel 12% dei casi) hanno provocato 193 incidenti stradali gravi che hanno causato 11 morti e 232 feriti. Negli ultimi 36 mesi due persone sono morte a causa di TBE da zecca e 4 persone sono state uccise da bovini. Un capitolo a parte meritano i migliori amici dell’uomo, i cani domestici, per cui si stimano solo in Italia decine di migliaia di aggressioni l’anno e purtroppo anche alcuni morti, come nel recente caso del runner ucciso da tre rottweiler nei pressi di RomaMolti di questi animali sono comunemente ritenuti “innocui” e spesso queste morti non stupiscono neppure, in quanto la nostra società è ormai disposta ad accettarle.


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Ma allora perchè abbiamo così tanta paura del lupo
e
perché non siamo in alcun modo disposti ad accettare
l’idea che possa farci del male?

 

La risposta va ricercata nel profondo retaggio culturale che il lupo da sempre porta con sé: un’accezione negativa, il cattivo per antonomasia, la bestia feroce che continua a vivere nel nostro immaginario e non di certo nella realtà. Non a caso proprio nei giorni scorsi in Valle Strona, è stata celebrata una messa con una formula risalente a papa Paolo V, una preghiera in cui si chiede al Signore di allontanare “il male”. In questo caso il male erano proprio i lupi, anche se il nostro consiglio agli allevatori della valle rimane quello di affidarsi agli strumenti di prevenzione messi a disposizione dalle istituzioni piuttosto che affidare il proprio bestiame solo alla grazia di Dio.

Il ritorno del lupo nei nostri boschi rivela quindi la nostra impreparazione culturale nell’accettare l’impatto che i grandi carnivori possono avere su di noi e sulla nostra vita ed evidenzia la mancata comprensione di quanto oggi il loro effetto sulla nostra sicurezza sia pressochè trascurabile, specie se paragonato ad altri animali con cui condividiamo i nostri spazi, spesso senza alcuna preoccupazione. 

È importante ribadire che nonostante ad oggi il lupo in Italia non abbia mai ucciso nessun essere umano, questo non deve essere motivo né per sottovalutare il potenziale pericolo, né per esasperare la sua potenziale pericolosità. Al tempo stesso appare insensata la richiesta di abbattimenti indiscriminati in nome di una “sicurezza” inesistente, specie quando si frequentano negli ambienti naturali. Piuttosto, rimane essenziale adottare misure di gestione e conservazione responsabili che permettano una convivenza migliore tra tutte quelle comunità che non conoscono ancora a fondo questo predatore e il suo naturale ritorno. Questo comporta l’implementazione di strategie di prevenzione degli attacchi, la promozione di metodi di protezione per il bestiame, l’educazione della popolazione sul comportamento appropriato da tenere in presenza di questi animali, nonché interventi rapidi in quei rari casi di animali che mostrano comportamenti confidenti verso l’uomo.

Concludendo, è oggi fondamentale abbandonare paure immotivate e promuovere il valore ecologico che il lupo svolge negli ecosistemi, contribuendo al mantenimento dell’equilibrio naturale e alla diversità biologica. La sua presenza non solo arricchisce il patrimonio naturale del nostro paese, ma rappresenta anche un’opportunità per rafforzare la consapevolezza ambientale e promuovere pratiche di coesistenza sostenibili. La condivisione futura dei nostri spazi con il lupo non solo è possibile, ma è anche auspicabile per garantire un equilibrio ecologico duraturo e la conservazione della biodiversità italiana, di cui questa specie è da sempre simbolo.


Foto in apertura di Stefano Manfredini, foto a metà articolo di Alessandro Barbieri